Parlano i Cartaginesi

Parlano i Cartaginesi

Tutto, in questi boschi d’Italia, grida silenziosamente il suo freddo odio contro di noi.

Quando attraversammo le alture, i Romani non azzardavano ad attaccarci frontalmente.
Infide imboscate, agguati, scaramucce… a malapena fastidiose punture d’insetto sulla coriacea pelle di un pachiderma…

Cosa attendevano, io questo non lo capivo… speravo, ingenuo, che fosse l’effetto del terrore che mio fratello aveva instillato in loro dopo Canne a trattenerli.

Canne… potrò mai eguagliare quel successo?
Il mio nome risuonerà altrettanto glorioso ai posteri, accanto a quello di mio fratello?
Khenu Ba’al e Azru Ba’al, i terribili fratelli generati dalla folgore!

…oppure sono condannato a venir ricordato per il vergognoso disastro di Baecula?
Melqart, ti prego, fa che non debba essere così!

Debbo cercare di restare calmo, glaciale, razionale, come farebbe mio fratello… eppure è difficile ormai… è da ieri all’imbrunire che marciamo ininterrottamente, seguendo il corso del fiume, tormentati come sempre dai Velites, gli insidiosi schermagliatori dei Romani, che sbucano all’improvviso, tempestano di giavellotti la colonna nelle retrovie, per poi ritirarsi fulminei, senza darci il tempo di reagire.
E dietro di loro, lo so, avanza un pericolo ancor più temibile.

Lo dissi, quando giunsero in Spagna le notizie della vittoria al lago Trasimeno…

“Khenu Ba’al ha vinto perché è formidabile, ma anche perché ha cambiato le regole della guerra… e cosa accadrà se i Romani dovessero apprendere la lezione, farne tesoro e comportarsi a loro volta allo stesso modo?”

Pensavo che mi sarei trovato a fronteggiare un solo esercito romano, e sino all’ultimo i miei nemici sono quasi riusciti ad ingannarmi… ma io ho visto le diverse insegne sui loro scudi… ho udito i due distinti squilli di tromba levarsi dal loro accampamento, che è comparso all’improvviso, sbarrandomi la strada verso sud… sono due armate consolari quelle che ora mi tallonano, ecco di cosa erano in attesa! Di riunire una forza abbastanza grande così da potermi affrontare senza timore!

Meglio ripiegare verso ovest… meglio seguire la riva del fiume, e trovare un guado, così da mettere le acque del Metauro tra noi e loro… ma da quando le guide si sono dileguate con la complicità delle tenebre, la nostra avanzata si è fatta erratica, e gli assalti dei Romani sempre più baldanzosi.

Sanno che abbiamo fretta, che riunirsi a Khenu Ba’al è la mia unica vera priorità, e vogliono ad ogni costo impedirmelo.

La spossatezza delle marce serrate, della privazione del sonno e dei continui agguati traspare dai volti tirati dei miei soldati… eppure, continuano ad avanzare.

Le truppe ispaniche, veterane di mille battaglie, avanzano con cupa determinazione a fianco delle speirai libiche… hanno fatto propria la causa di Qart-Hadasht, e ho fiducia tanto nella loro fedeltà quanto nella loro esperienza.

I Liguri, coriacei come le montagne, si sono chiusi in un cocciuto mutismo, e caparbiamente, sebbene a fatica, cercano di mantenere il passo.

Sono i Teste-Paglia, i Celti, l’anello debole… come Khenu Ba’al sia riuscito a trasformare questi selvaggi disorganizzati in ottimi guerrieri, resta ai miei occhi un mistero… anche troppo esuberanti e allegri quando si sono uniti alle mie schiere, ora che il destino ci richiede di spingerci oltre il limite caracollano e incespicano, prostrati dalla fatica, di notte si accasciano là dove si trovano quando sopravviene la stanchezza, e il giorno seguente si ricongiungono imprecando alla colonna, rallentandone la marcia e frammentandola in più punti.

Le tribù delle Alpi sono spossate dal caldo e dall’afa, mentre quelle della pianura guardano con occhio bieco i Liguri e non mancano occasione per attaccarvi briga, e tutti sono parimenti indisciplinati, chiassosi e incostanti.

Eppure i Romani temono la loro ferocia, forse anche perché sono così caotici e imprevedibili… speriamo che quando giungerà il momento la loro fama di guerrieri terribili si dimostri all’altezza delle aspettative.

Ma ora basta… basta pensieri foschi… non sarò da meno di mio fratello… non posso permettermelo.
Il destino di Qart Hadasht è ora nelle mie mani… farò di tutto, tenterò ogni cosa per raggiungere il prima possibile Khenu Ba’al!
…e in ogni caso una cosa è certa: laverò l’onta di Baecula nel sangue romano, dovesse costarmi la mia stessa vita!