Uno dei momenti della Battaglia del Metauro che senza dubbio più di molti altri ha colpito l'immaginario dei moderni è la (supposta) ubriachezza -o doposbornia- dei Galli presenti nell'esercito punico, che apparentemente, nel suo aspetto grottesco, non può non lasciare indifferenti.
Nella sua farsesca peculiarità, l'episodio è stato ingigantito da diversi scrittori moderni, che vi hanno dato notevole risalto, annoverandolo a volte tra le varie cause che videro l'esercito di Asrubale uscire sconfitto dallo scontro.
La questione relativa alla veridicità del particolare è peraltro molto dibattuta dagli storici, ed andando ad analizzare ed incrociare le fonti con occhio smaliziato, saltano subito all'attenzione diverse incongruenze.
Per prima cosa, l'unico che pare riportare l'aneddoto è Polibio, e in maniera in realtà abbastanza sbrigativa:
"Conquistata la vittoria, i Romani cominciarono a saccheggiare l’accampamento nemico e a uccidere una parte dei Celti, che stavano adagiati intontiti dall’ubriacatura nei loro giacigli, come vittime imbelli ”
– Polibio 11.3
Polibio quindi parla di una parte specifica delle reclute galliche, che verosimilmente non presero parte alla battaglia vera e propria, distinguendo tra i Galli rimasti all'accampamento perché "intontiti dall'ubriacatura" e quelli che invece Asdrubale schiera sul campo (Polibio 11.1)
Al contrario, Livio invece non fa assoluta menzione dell'ubriachezza dei Celti, e semmai riferisce che i Galli, al momento dello scontro
“erano in gran numero assenti dalle loro insegne, essendosi dispersi durante la notte e sdraiati a dormire qua e là per le campagne, e quelli che erano presenti, affranti dalle marce e dalle veglie, con gran pena reggevano le armi sulle spalle, intolleranti come erano della fatica”
– Livio 27. 48
Livio insomma riprendendo quello che aveva già accennato in precedenza riguardo allo sfaldamento della colonna cartaginese e alle grandi difficoltà incontrate durante la marcia:
“La colonna in marcia, abbandonata dalle sue guide, cominciò inizialmente a vagare per il territorio, e un numero considerevole, sopraffatto dalla fatica e dalla mancanza di sonno, si gettò a dormire al suolo di qua e di là, lasciando pochi uomini con le insegne”
– Livio, 27, 47
Più oltre, tra i componenti della colonna di Asdrubale che si era dispersa durante la marcia e che riesce a fuggire alla battaglia perché di fatto non vi ha partecipato, oltre che ai Galli Livio menziona anche dei Liguri [27.49].
Il quadro che ne traspare è quello di un esercito braccato, privo di punti di riferimento, le cui componenti meno disciplinate avevano cominciato a sfaldarsi e perdere coesione col corpo principale, tanto da non riuscire, per carenze organizzative e logistiche, a divenire completamente operative nel momento più criciale.
Considerando che l’esercito di Asdrubale era sotto pressione dall’attraversamento dei passi montani del centro Italia a causa delle imboscate di Porcio, e da allora aveva continuato bene o male per marce forzate, tallonato da forze romane, l’ipotesi dei Galli che la sera prima della battaglia si ubriacano sembra assai poco probabile, se non assurda… molto più plausibile appare il quadro presentato da Livio, con i Galli -sicuramente la parte meno disciplinata, addestrata ed affidabile dell’esercito di Asdrubale - che tra le marce forzate e la perdita di orientamento cominciano a crollare dalla stanchezza, perdono coesione, e la notte prima della battaglia si accampano disordinatamente stravolti dalla fatica.